San Vito martire

santi_convento_vitoSecondo la tradizione San Vito sarebbe nato a Mazara del Vallo o a Marsala, antiche città della Sicilia occidentale, da Hila, di nobile stirpe ma non cristiano, e da Bianca, virtuosa matrona devota a Cristo, intorno all’anno 286. Ancora in fasce perdette la mamma, e venne affidato alla nutrice Crescenzia. Si dice che quando il padre Hila volle attaccare al collo del bambino la bulla, cioè una medaglia con l’effigie degli dei Penati (protettori) della casa, l’infante si mise a strillare e si strappò dal collo quell’amuleto pagano buttandolo via. Accettò invece una crocetta che Crescenzia gli aveva messo al collo di nascosto del padre, come pure accolse di buon grado gli insegnamenti cristiani impartitigli dalla nutrice. Quando Vito fu un po’ cresciuto, suo padre gli diede come precettore Modesto, affinché lo istruisse nelle lettere e nelle scienze, ma anche questo pedagogo era cristiano. Durante un’assenza del patrizio Hila, molti del suo palazzo si convertirono e ricevettero il battesimo da Modesto; primo fra tutti fu il giovanetto Vito. Il 23 febbraio del 303 fu emanato, dall’imperatore Diocleziano, l’editto di persecuzione contro i cristiani e, mentre dalla dimora gentilizia si divulgava la nuova religione, giunse a Mazara il funesto decreto imperiale. Di ritorno Hila, venutone a conoscenza, non trascurò nessun mezzo, per spaventare il figlio ed indurlo a rinnegare la religione abbracciata in sua assenza, ma nulla valse a smuovere la fede incrollabile dell’adolescente. Allora il crudele genitore, visto inutile ogni tentativo, consegnò il figlio al prefetto della Sicilia Valeriano affinché questi, con la sua autorità, riportasse Vito al culto degli dèi dell’impero. Egli ordinò che il giovane venisse sottoposto alla flagellazione, ma ad un tratto, mentre i carnefici infierivano contro quelle membra innocenti, ecco che le loro braccia si paralizzarono e soltanto per le preghiere di Vito, ritornarono a muovere gli arti. Solo allora il crudele tiranno rimandò il Santo alla casa paterna. Tuttavia un angelo del Signore apparve in sonno a San Vito e lo invitò a fuggire di casa con i suoi educatori e a rifugiarsi, nottetempo, su di una barca ormeggiata sul lido per divino favore. Guidati dall’Angelo in sembianze di nocchiero, navigarono verso Capo Egitarso, oggi Capo San Vito, dove si rifugiarono in un bosco ed iniziarono il loro apostolato,       evangelizzando pastori e contadini, nonché compiendo i miracoli di guarire chi veniva morsicato dai cani rabbiosi. Poi i tre santi passarono in Calabria e in Lucania e la loro fama taumaturgica si sparse ben presto cosicché vennero ritrovati dai soldati dell’imperatore, che li portarono a Roma. Qui San Vito guarì la figlia dell’imperatore Diocleziano, il quale gliel’avrebbe anche data in sposa, a patto però che abiurasse la fede cristiana. Vista vana ogni lusinga, l’imperatore ordinò che i tre santi venissero immersi in una caldaia di pece bollente e piombo liquefatto, ma da questo martirio uscirono indenni. Furono allora condotti nell’anfiteatro e dati in pasto ai cani e ai   leoni, che si ammansirono stendendosi ai piedi di Vito. L’imperatore, sommamente adirato, perché la folla degli spettatori cominciava ad agitarsi, comandò di porre i tre confessori della fede su di un rogo: era il 15 giugno dell’anno 304. I resti dei tre Santi vennero poi raccolti di nascosto da una nobildonna e trasferiti in Puglia, nel luogo dove ora sorge l’Abazia di San Vito, in territorio di Polignano a Mare (Ba).

Preghiera

O giovane martire San Vito,
ottienici la grazia che desideriamo,
il sollievo dalle sofferenze,
la guarigione dai mali.
Ma principalmente ottienici il dono di una vita laboriosa e onesta,
di   saper condividere i beni con i meno fortunati,
di vivere e morire nella santa fede cattolica e di conseguire la beatitudine eterna del Paradiso.

Amen.